Il Made in Italy sbarca in Israele
La rassegna stampa di «INFORMAZIONE CORRETTA»
Testata: La Stampa
Data: 24 dicembre 2019
Pagina: 21
Autore: Fabiana Magrì
Titolo: «Pizzarotti in Israele apre la strada al Made in Italy»
Nel 1910 Gino Pizzarotti avviò un’impresa individuale che è cresciuta in famiglia fino a diventare nel 1961 società per azioni. Oggi il Gruppo Pizzarotti, con un fatturato annuo di 1,5 miliardi di euro, è la seconda azienda italiana dopo Salini nel settore costruzioni. Gli ordini e le concessioni sono per metà in Italia ma se l’impresa è diventata leader internazionale nella realizzazione di grandi infrastrutture è anche grazie alla sua presenza in più di 20 Paesi in tutto il mondo. Ed è proprio all’estero che, in termini di prospettiva, è proiettato il futuro dell’azienda di Parma, Medio Oriente compreso. Fino a dieci anni fa Israele non era ancora entrata nei radar della holding guidata da Paolo Pizzarotti. Poi un invito, da parte dell’omologa israeliana Shapir (una delle più grandi società di costruzioni di Israele, fondata nel 1968 dai quattro fratelli Shapiro, Israel, Harel, Gil e Chen), a partecipare al progetto della linea ferroviaria ad alta velocità tra Tel Aviv e Gerusalemme ha aperto un nuovo canale che oggi vale all’impresa di Parma contratti per centinaia di milioni di euro. Dieci anni dopo la Tav israeliana è stata completata e sabato sera partirà il primo treno che collegherà le due città in 34 minuti. I tunnel sotto le colline di Gerusalemme, nel tratto Sha’ar HaGai-Mevasseret Zion, sono espressione del know-how italiano di Pizzarotti.
E in Israele l’azienda di Parma continua a portare a casa una commessa dopo l’altra. Sono appena partiti i lavori, per 200 milioni di euro, sull’Autostrada 16, il nuovo ingresso autostradale a Gerusalemme. Dopo i tre anni necessari alla costruzione di tunnel, svincoli, viadotti, sottopassaggi pedonali e impianti vari, Pizzarotti resterà concessionario del progetto per altri 22 anni. Contemporaneamente si sono conclusi i lavori per l’estensione verso Nord dell’Autostrada 6, un lavoro da 600 milioni di euro per la progettazione e realizzazione di 20 km di autostrada a tre corsie per doppio senso di marcia con, anche in questo caso, svincoli, gallerie, viadotti, impiantistica e sistemi di controllo del traffico e di pedaggio di tipo “Free Flow”, cioè senza caselli. Al fianco di Pizzarotti ci sono ancora gli israeliani di Shapir. «Non solo – commentano dall’Italia – abbiamo trovato un partner locale serio e competente, ma entrambe le aziende condividono una storia d’imprenditorialità nata all’interno di un nucleo familiare».
«Lavoriamo da diversi anni in Israele – sottolinea il vicepresidente Michele Pizzarotti – e da sempre con grande soddisfazione. Si tratta di un Paese estremamente dinamico la cui macchina amministrativa, a supporto di chi fa impresa in un settore complesso come le infrastrutture, si è sempre dimostrata efficiente e competente. Continueremo a monitorare con interesse gli sviluppi del settore in Israele ma anche nelle aree più disagiate del Medio Oriente per cogliere nuove opportunità d’intervento e contribuire a una crescita sostenibile per le popolazioni locali». Si attendono allora nuove gare per progetti ferroviari a Haifa, per la metropolitana di Tel Aviv e per un nuovo lotto di tunnel a Gerusalemme. Dei sessanta dipendenti di Pizzarotti in Israele – ma presto se ne aggiungeranno altri venti – molti sono italiani, in particolare lo staff di governo per la costruzione di gallerie, che è l’expertise di Pizzarotti.
Sono ancora poche le aziende italiane che si sono affacciate sul mercato israeliano, almeno nel settore delle infrastrutture. Sicim di Parma, Gualini di Bergamo (che ha realizzato le facciate per il nuovo aeroporto internazionale di Eilat nel deserto del Negev a pochi chilometri dalla costa del Mar Rosso) e D’Appolonia del gruppo Rina (che offre consulenza tecnica alla costruzione della metropolitana di Tel Aviv). «È la Cina il vero concorrente non bilanciato – spiega Pizzarotti – perché gli ingenti supporti finanziari statali e la grande quantità di manodopera li rendono competitivi a livelli non sostenibili, e non solo in Israele». Aziende cinesi hanno costruito in passato il tunnel sotto il Monte Carmelo e sotto la città di Haifa. E si sono da poco aggiudicati due lotti per la metropolitana di Tel Aviv. Oggi stanno acquisendo la tecnologia ferroviaria e sono pronti ad aggredire anche questo settore.