«Israele, un polo dell’innovazione»
Testata: Italia Oggi
Data: 13 novembre 2021
Pagina: 15
Autore: Federico Piazza
Titolo:«Israele, un polo dell’innovazione»
Nuovo record nel 2021 per gli investimenti esteri in imprese israeliane. Raggiunti nei primi 10 mesi dell’anno i 10 miliardi di dollari, ben oltre i 7,7 miliardi del 2019 (notizia ICE, fonti Calcalist e PWC Israel), con 28 nuovi unicorni e 20 quotazioni a Wall Street di società israeliane. Trainante è il settore hi-tech, eccellenza del Paese, dove ci si aspetta che lo stock di investimenti esteri raggiunga quest’anno i 30 miliardi di dollari. Fenomeno che è tra le principali ragioni del progressivo rafforzamento della valuta israeliana, lo shekel, che ha raggiunto in questi giorni il massimo storico in 25 anni sul dollaro e in 20 anni sull’euro. Nel 2021 è aumentato il numero di operazioni di investimento, ma con taglio medio minore, e anche meno rilievo mediatico rispetto a casi precedenti come Mobileye e Mellanox. Le vendite più grandi quest’anno sono state quelle del social network di genealogia per famiglie Myheritage, acquisito da Francisco Partners per 600 milioni di dollari e della start-up cloud Epsagon rilevata dalla Cisco per 500 milioni di dollari. Commenta Carlo Benigni, presidente dell’Unione Associazioni Italia-Israele, profondo conoscitore del Paese: «Anche grazie alle start-up, Israele ha attirato importanti investimenti internazionali, ed è in eccellenti posizioni sul mercato borsistico USA». I principali investitori sono infatti statunitensi, in 40 casi su 86 nel 2021. Ma cresce anche l’attenzione dei giapponesi: nella microelettronica con la recentissima acquisizione del produttore israeliano di chip wi-fi Celeno per 315 milioni di dollari da parte del gruppo Renesas, nella finanza con le attività di SoftBank, nelle telecomunicazioni con il centro ReD di NTT.
Opportunità anche per l’Italia? «La forza di Israele sta nell’innovazione applicata in tutte le discipline, dall’agricoltura all’aerospazio, dalla salute all’energia sino all’automotive», nota Fabrizio Camastra, direttore della sede di Tel Aviv dell’ICE. «L’Italia è una superpotenza industriale globale, con imprese che producono ed esportano una vastissima gamma di prodotti nei cinque continenti. In questo connubio vanno colte al meglio le opportunità offerte dalla complementarità dei due sistemi economici; il sistema manifatturiero d’eccellenza in Italia, e il sistema di ricerca e d’innovazione all’avanguardia d’Israele». Gli fa eco Benigni: «L’economia israeliana e quella italiana sono complementari, con ampi margini di sviluppo, dal settore agricolo all’alta tecnologia e all’automotive. I principali centri di ricerca israeliani scambiano regolarmente informazioni con i centri italiani». Esempi recenti di avvio di collaborazione tra imprese italiane e hi-tech israeliano sono quelli di A2A, Stellantis-Fca e Cnh Industrial. È di inizio novembre l’annuncio della firma di un memorandum d’intesa tra A2A e l’agenzia governativa Israel Innovation Authority (IIA) per progetti di collaborazione tra aziende israeliane e Life Company A2A mirati all’innovazione negli ambiti dell’economia circolare e della transizione energetica. Ad aprile 2021 Stellantis ha siglato con IIA un accordo per lo sviluppo di collaborazioni con start-up israeliane per la mobilità sostenibile. E sulla stessa scia, qualche mese dopo, l’accordo tra IIA e CNH Industrial. E nell’automotive sono molti gli partner internazionali che hanno investito in Ricerca e sviluppo in Israele. Spiega Camastra: «Nell’immaginario collettivo Israele difficilmente viene associato a questo mondo, non avendo un’industria automobilistica propria nel senso tradizionale del termine. Ma i grandi costruttori internazionali hanno capito da tempo che il Paese è molto avanzato nell’innovazione tecnologica pure in questo campo, e hanno quindi trasferito qui parte della loro strutture di Ricerca e sviluppo. Si è innescato un processo simile anche tra i fornitori di componenti: per esempio, il gruppo italo-francese STMicroelectronics e quello italiano Adler hanno inaugurato in Israele i rispettivi Poli di innovazione».